domenica 16 settembre 2007

Perchè gli operai non scendono più in piazza

Da qualche anno è diventato d'uso comune affermare che gli operai non esistono più , che sono stati sostituiti da altri mestieri ad alto tasso di lavoro ma a basso stipendio (precari , impiegati nei call centers , porta a porta etc ) oppure che le aziende hanno trasferito nel terzo mondo la classe operaia per lasciare in Italia la progettualità...
a dire il vero di operai ne vediamo pochi rispetto ad un tempo e anche di fabbriche , forse si nascondono?
o forse si vergognano della loro condizione la camuffano?

un tempo l'operaio andava di moda , si era negli anni '70 , reclamavano diritti e lottavano nelle piazze anche in modo violento ma quei diritti gradualmente li conquistarono , poi a partire dai primi anni '80 cominciarono a perderli uno dopo l'altro , l'inizio della fine possiamo fissarlo nel 1984 colla vittoria del referendum che voleva abolire gli aumenti salariali indicizzati con l'inflazione.
Dopo il 1990 il potere d'aquisto anno dopo anno è continuato a scendere e un vero crollo l'ha subito nel 2002 con l'introduzione dell'€ , allora mi domando perchè gli operai , lavoratori a salario fisso e senza alcuna possibilità di evadere/eludere i tributi non scendano più in piazza per reclamare i propri diritti e una politica salariale almeno minima , concetto questo che nemmeno i partiti di sinistra si sognano di portare avanti.
Gli operai ci sono ancora e sono circa 7 milioni cioè corrispondono a quasi un terzo di tutti gli occupati eppure è come se non esistessero...

Conosco un ragazzo , un diploma di scuola superiore tecnico , un lavoro diverso da quello per cui ha studiato (fa il commesso in un supermarket) , non arriva ad 1000€ al mese e vive coi suoi , si è comprato un'auto da 20.000€ e la banca su garanzia del padre pensionato gli ha concesso un mutuo di 4 anni , gli piace vestirsi bene e uscire spesso , l'ultima volta che ci siamo visti mi ha detto che la banca "gli ha rubato" degli interessi perchè aveva scoperto che il conto era in rosso.
Ci siamo salutati ma mentre tornavo a casa pensavo fra me e me perchè questo umile operaio ragionasse come un piccolo porghese e in questa domanda capii che c'era la soluzione alla domanda principale di questo post , gli operai non scendono più in piazza perchè hanno perso la coscienza di classe , non si sentono più degli umili sfruttati lavoratori ma credono di essere dei borghesi e si comportano , o tentano di farlo , come tali finchè prima o poi il gioco si rompe.

Forse centrerà la fine del sistema fordista e della fabbrica che riunendo insieme miglia e migliaia di lavoratori inculcava , senza necessariamente volerlo , in loro una comune identità e solidarietà di classe ma credo sia più importante focalizzarsi sul particolare periodo nella storia industriale d'Italia che furono gli anni '70 , essi segnarono l'apice di quel passaggio da agricolo a industriale del nostro paese , l'assunzione in fabbrica era vista come una promozione sociale in famiglia specie per le donne , significava avere uno stipendio fisso garantito a prescindere dalla meteorologia e tutta una serie di diritti che il bracciante argricolo non aveva , è pacifico pensare quindi che l'operaio negli anni '70 fosse orgoglioso di sè , della propria condizione e che non avesse la minima vergogna di sbandierarla quando battagliava per le strade contro la polizia.

Poi ad un tratto le cose sono cambiate , negli anni '80 è arrivata nelle case degli italiani la tv commerciale privata , i suoi valori erano e sono il consumismo , l'indivdualismo ed il materialismo , i suoi modelli la bellezza , il divertimento , lo spettacolo e lo sport.
Spazio per qualcosa in cui l'operaio potesse rispecchiarsi e costruire la propria identità equivalente a zero , da allora il lavoratore ha cominciato a vergognarsi della propria condizione e come il bimbo si copre le pudenda quando comincia a diventare grandicello l'operaio ha cominciato a camuffarsi , ha smesso di manifestare perchè cosi facendo l'avrebbero scoperto (ah sei un pezzente!) , è partito ad amare la moda e i macchinoni e le vacanze alle Maldive , aiutato in questo da un'espansione stratosferica del mercato rateale.

Però intanto gli anni passavano e non s'accorgeva che diritti ne perdeva , piano piano però , fino a quando un governo cosiddetto di sinistra si inventò il lavoro flessibile cioè flessibile secondo i bisogni dell'imprenditore e precario secondo le esigenze di colui che lavora...
fino a quando l'operaio comincò a perdere la casa acquistata a tasso variabile , fino a quando le vacanze alla Maldive non poteva più farle , fino a quando non può più permettersi nemmeno una pizzeria...
L'operaio ha perso questi diritti perchè ha perso la propria identità , perchè è molto più facile credersi un borghese che un operaio , guardarsi allo specchio e vedere la realtà cioè la faccia di un lavoratore che guadagna appena per vivere non è bello , me ne rendo conto ma far finta di essere ciò che non si è alla lunga provoca frustrazione e problemi mentali oltre al danno peggiore che è quello di lottare per gli interessi di altre classi.

Certo , perchè se un operaio si schifa talmente della propria identità che pensa di essere un borghese finirà di conseguenza per lottare per gli interessi della borghesia , per un esempio banalissimo oggi molti lavoratori sono a favore di una riduzione delle tasse ma non si rendono conto che ridurre le tasse è un vantaggio solo per chi ha stipendi abbastanza grandi (di scala) da poterne apprezzare la riduzione ; se domani le tasse si dimezzassero di colpo un operaio dallo stipendio lordo di 1700€ guadaganrebbe 250€ ma un dirigente dal lordo di 8000 ne guadagnerebbe più di 1000 e di conseguenza lo stato sarebbe costretto a tagliare quei (pochi) servizi che ancora eroga alla collettività.
Cosa fare allora?

il lavoratore deve riprendere coscienza di sè e lottare per i propri interessi/diritti , non deve fare come Michael Jackson che ora dopo innumerevoli sbiancameni di pelle crede di essere diventato un bianco , l'operaio deve cominciare a rifiutare i valori materialistici e consumistici che lo fanno vergognare della sua condizione , mi rendo conto che è difficilissimo perchè tutto , a partire dai mass-media , gioca contro ma è un imperativo se la classe operaia vuole salvarsi.
Una terapia d'urto è quello che consiglio , guardati allo specchio , di' a te stesso che sei un pezzente , che ancora sei costretto a stare a casa coi tuoi , che ti riesce difficile persino trovare un posto tranquillo doev scopare , incazzati , butta gli abiti firmati , vai in palestra , discuti di lavoro non solo di sport e altre cazzare varie che servono solo a distrarti la mente dalla lotta etc etc
lo so che qualcuna delle cose dette sarà vista come una fregnaccia ma i diritti si conquistano solo lottando , se uno si lamenta soltanto ma poi non ha capito cosa è finisce per comportarsi e fare gli interessi di altre persone , vive in uno stato perenne di "allucinazione di classe" , e prima o poi il sogno termina e bisogna fare i conti con la realtà.

Operaio guardati allo specchio e incazzati , qualcosa conquisterai , non molto ma qualcosa si , e soprattutto avrai evitato di cadere un giorno di botto e chi cade di botto , all'improvviso , di fa molto molto male.



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